Cabbalà e Alchimia, Saggio sugli archetipi comuni


Cabbalà e Alchimia
Arturo Schwarz
Editore: Giuntina - Firenze, 1999, 180 pagine.
 ISBN: 88-8057-090-0

Un equivoco lungamente perpetuatosi ha portato a credere che l’alchimia non sia altro che un metodo per trasformare i metalli vili in oro. Ma in realtà l’alchimia occidentale, quella orientale e quella cabbalistica possono tutte essere definite una fisica mistica del risveglio alla dimensione spirituale dell’individuo. La Cabbalà e l’alchimia erano entrambe strumenti di una forma iniziatica di conoscenza che cercava di illuminare la via per una sapienza trascendente. Il vero processo alchemico è lungo e complesso, quanto il percorso dell’autocoscienza – la longissima via per l’individuazione – che allegoricamente rispecchia, perché la trasmutazione dell’oro vile nell’oro filosofale è una metafora del processo psicologico che porta alla liberazione dell’uomo dalle contraddizioni fondamentali della vita. La Cabbalà e l’alchimia esaltano l’amore e la consapevolezza e non la mortificazione e l’ignoranza; la vita e la gioia e non la morte e la sofferenza; la persona autonoma e non il leader.

presentazione del libro: La Porta d’Avorio, ALBUM FOTOGRAFICO – 7 luglio 2020

Ecco le foto dell’evento dell’Ateneo Tradizionale Mediterraneo tenutosi a Roma presso il ristorante DA ARTURO sull’Aurelia Antica: la presentazione dell’ultimo libro del Rettore dell’Ateneo, Luigi Pruneti.

Nelle foto il Rettore dell’Ateneo Tradizionale Mediterraneo prof. Luigi Pruneti, il Presidente Romeo Gatti e i numerosi accademici e amici intervenuti.

L’Ateneo ringrazia ancora Bernardo Folino che ha ospitato la serata nella propria struttura del ristorante DA ARTURO per la cortesia e la disponibilità.

Azoth


Azoth
Basilio Valentino - 1613
Editore: Edizioni Mediterranee - Roma, 128 pagine.
 ISBN: 9788827209639

Azoth ovvero L’Occulta Opera aurea dei filosofi esce nel 1613, contemporaneamente in tedesco e in latino, presso l’editore Johann Bringern di Francoforte. L’edizione tedesca viene attribuita dallo stesso editore ad un “diligente amatore della materia”, quella latina appare come l’opera di certo Basilius Vicentinus, tradotta da Georgius Beatus. La prima attribuzione dell’Azoth a Basilio Valentino è rintracciabile nella traduzione francese di David Laigneau pubblicata nel 1624 a Parigi. Basilio Valentino, il cui nome allegorico ben si presta ad essere ricordato come “potenza dell’alchimia”, divine e rimane ben presto leggenda o verità pseudonima di un monaco benedettino di Erfurt del XV secolo. Nel testo che presentiamo, tradotto dall’edizione latina riproposta nelle collezioni tradizionali come il Theatrum chemicum o Bibliotecha Chemica Curiosa, egli si disvela di fatto come coerente convergenza di un’alchimia ormai corredata dalla pratica paracelsica e di un’ideologia rosacruciana con le sue note asprezze riformiste e antiromane. Il trattato è diviso in due parti. La prima, in forma di dialogo, sposa le tesi di un abbandono al fervore sapienziale, esortando ad un’esercitazione riflessiva che partendo dal “Libro della Natura”, contrappunti con ragionata modestia il desiderio al compimento della fede. In tal modo l’iniziando è esortato ad integrare la propria devozione con l’esercizio di una pia procedura che miri all’invenimento alchemico: la rielaborazione operante dello stato di grazia primigenio, condotta rammentando costantemente la vicenda salvifica di Cristo archetipo alchemico per eccellenza. La seconda parte, pratico-operativa, usualmente corredata da quindici illustrazioni, qui riproposte, offre al lettore una teoria di testi ermetici tradizionali pronti ad ingaggiare con chi legge una vera e propria sfida immaginale. Una serie di “quesiti” non ricercanti spiegazioni se non nel loro intimo accento e nella meditata filologia di ciascun lettore. Com’è noto d’altronde l’enigma, la decostruzione del proprio orgoglio razionale, sono sempre il tacito sfondo di un testo alchemico. Il quesito irresolvibile può infatti far riverberare, per Grazia, nel nostro indurito flusso di coscienza, quell’Azoth “proteico e camaleontico” con cui cripticamente si ripropone il coraggio della semplicità devozionale nascosto, ma non umiliato dalla lussureggiante foresta metaforica del dettato alchemico.

Basilio Valentino, figura emblematica del XVI secolo tedesco, per tradizione viene considerato uno dei più grandi alchimisti della storia. Le poche notizie che lo riguardano provengono esclusivamente dalle sue stesse opere, ove si accenna ad un pellegrinaggio fatto a San Giacomo di Compostela ed a viaggi in Belgio ed in Inghilterra. Vi è indicata la sua origine nella zona renana tedesca, nonché l’appartenenza all’ordine di San Benedetto, confraternita di San Pietro di Erfurt, dove sarebbe vissuto tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Secondo quanto riferito da J.J. Manget nell’opera Bibliotheca Chemica Curiosa del 1702, i trattati a lui attribuiti sarebbero venuti fuori dalla breccia aperta da un fulmine in una colonna della chiesa di Erfurt. Nel libro The last will and testament of B., edito a Londra nel 1671, sul frontespizio è raccontato che egli giace sotto una tavola di marmo dietro l’altare maggiore della Cattedrale di Erfurt.

MEDICINA/SANITÀ – La prevenzione primaria integrata

di Bruno Gentile

E’ da tanti anni che come clinico medico prima e poi come igienista, ho considerato la Prevenzione Primaria necessaria e fondamentale per ridurre l’incidenza di malattie, prevalentemente croniche, responsabili di disagi non solo individuali ma anche familiari se si pensa al grave impatto di queste sulla spesa sanitaria e anche sociale, ma parlare di Prevenzione Primaria significa comprendere anche le motivazioni che probabilmente sono alla base del suo limitato successo nel corso dei decenni.
Innanzitutto vi è la questione legata alla definizione stessa di salute, condizione destinata ad essere apprezzata maggiormente in maniera percettiva, più soggettivamente che oggettivamente, piuttosto che facilmente espressa da una definizione perlomeno esaustiva, tanto che, per diverso tempo, la salute è stata considerata specialmente come “lo stato in assenza di malattia”, definizione semplicistica e tutto sommato “deresponsabilizzante” e liberatoria nei confronti di situazioni invero frequenti in clinica, ossia patologie occulte ed asintomatiche che, se pur presenti, non danno segnali o sintomi rivelatori.
Si comprendeva comunque che fornire una definizione di salute per esclusione era francamente riduttivo e scientificamente non adeguato, anche in relazione alle diverse variabili in grado di interferire con lo stato di salute dell’individuo, basti pensare alle varie condizioni ambientali in cui opera la vita di un individuo o di una comunità, oltre agli agenti fisici e chimici fino alle dinamiche relazionali interindividuali.
Si è giunti pertanto all’inizio del terzo millennio, in considerazione delle nuove conoscenze socioculturali non solo mediche, ad un particolare concetto di salute, non meramente legato alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia, ma inglobante anche gli aspetti psicologici e mentali, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale, tutti status in grado di interagire, positivamente o negativamente, con l’esistenza dell’essere umano.
La Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si fa assertrice, quindi, sin dal 1946 di questa nuova visione ed ampiezza della concezione di salute, definendola come “ uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente come assenza di malattia e di infermità”.
Secondo la Carta di Ottawa per la Promozione della salute, essa è una risorsa per la vita quotidiana, non l’obiettivo del vivere, è un concetto positivo che valorizza le risorse personali e sociali, come pure le capacità fisiche dell’individuo.

In questo scenario di Salute Pubblica caratterizzato da un preoccupante incremento di malattie, in particolare quelle croniche non trasmissibili, di cui le più note sono le malattie cardio e cerebro vascolari, le malattie tumorali, le malattie dismetaboliche, le malattie del sistema immunologico senza dimenticare i disturbi del neuro-sviluppo e le patologie neuro-degenerative, si assiste altresì , in maniera consequenziale e quasi direttamente proporzionale ad una crescita esponenziale della spesa sanitaria per cui se ne prevede un ulteriore incentivo in un futuro prossimo venturo.
A questo quadro di preoccupante instabilità che investe la salute, diritto fondamentale dell’uomo, è giusto porre rimedio, anche se tardivamente, per evitare che si realizzi un “Bene Salute” discriminante e discriminato in termini sociali in quanto saranno sempre più numerosi coloro che non potranno accedere per motivazioni economiche alle stesse diagnosi e cure, e ciò mentre ahimè si continua a parlare di un ” pianeta Salute”, di diritto alla salute e di un dovere di protezione e salvaguardia della propria salute!!!
La mia proposta è quindi lanciare applicativamente un rinnovato modello scientifico culturale e morale di salute pubblica, condiviso e capillare, che coinvolga le Istituzioni, i medici e la popolazione attraverso un programma di “Prevenzione Primaria Integrata”, e non solo di Prevenzione “a gradini” peraltro fallimentare per alcuni versi o con modesti risultati per altri, che si ispiri semplicemente alla prestigiosa ed antica cultura clinica e alla luminosa Scuola Salernitana, “integrata” però alle moderne conoscenze scientifiche e tecnologiche. E’ questo che ho definito “Paradosso Gentile” in quanto il “rinnovamento” non è altro che un ritorno al passato, dove l’uomo è al centro della conoscenza, prima personale e poi clinica investigativa.
La definizione “integrata” deriva inoltre dalla necessità di integrare le finalità proprie della Prevenzione Primaria ( ossia il mantenimento nel soggetto sano di uno stato di completo benessere fisico psichico e sociale, evitando o ritardando la comparsa di malattie, mediante un insieme di attività, azioni ed interventi che potenzino i fattori utili alla salute ed allontanino o correggano i fattori di rischio), con la conoscenza delle storie familiari e personali, spesso purtroppo trascurate e quindi non valorizzate quali fondamentali e potenziali determinanti del proprio stato di salute nonché del carattere predittivo di talune malattie o stati morbosi.
La capacità di integrare gli aspetti clinici a quelli della prevenzione primaria consente inoltre di “allargare” la piattaforma di comunicazione e relazione con la persona stabilendo con la stessa, nel rispetto della privacy e di una vera sensibilità “umana”, un feeling (compliance) fondato su stima e fiducia reciproche che sia quindi il “pabulum” (terreno) ideale e necessario per intraprendere successivamente percorsi diagnostico-terapeutici e, soprattutto, per garantire opportuna informazione e propria formazione su virtuosi stili e comportamenti di vita.
La Prevenzione Primaria Integrata può essere svolta in qualsiasi ambiente purchè dotato di riservatezza e di buona accoglienza, e si preferiscono in tal senso sedi non necessariamente “medicalizzate”, per rendere assolutamente sereno e senza pre-condizionamenti di natura emozionale chi vi si sottopone.
Per fare tutto ciò, ci si avvale quindi della compilazione di un questionario interattivo chiamato “Questionario Punto Salute”, una sorta di vero e proprio “Tagliando della Salute” personalizzato, che con una serie di domande ordinate e mirate ha lo scopo di creare una comunicazione interattiva, in grado cioè di alimentare un dialogo simmetrico ed “allargato” nel quale il soggetto si senta protagonista del proprio racconto narrativo e, in ultimo, custode e padrone del proprio stato di salute; ne deriveranno pertanto in maniera assolutamente fisiologica, una maggiore consapevolezza soggettiva ed una maggiore percezione individuale del rischio.
La Prevenzione Primaria Integrata mira inoltre a “svelenire” le emergenti conflittualità consistenti, da un lato, in un maggiore incremento di cause per “colpa professionale”, e dall’altro, in una maggiore applicazione di una medicina “difensivistica” che riduce capacità di autonomia decisionale da parte del medico, frenato e timoroso di potenziali conseguenze a proprio danno. Il Medico deve essere libero, in piena coscienza e sapienza, nelle proprie decisioni, senza mai dimenticare che la sua azione è volta sempre a garantire la tutela del benessere e della vita, ridando slancio ad una vera e costantemente aggiornata cultura scientifica, ma eleggendo sempre nel contempo la Persona quale protagonista unico del proprio destino e della propria Vita.
Diamo salute alla Vita dando vita alla SALUTE!!!